Romualdo Inverardi
Anime
“…ma un vapore saliva dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo. Dio il signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente.”
Ge.(N.R.)2:6-7
Avvicinandomi all’opera di Michal Rosenberger mi è venuto spontaneo pensare a questo brano della Bibbia, il libro che per credenti e non credenti è tema e luogo di riflessione da sempre. E da sempre quel luogo culla della civiltà è stato ed è oggi, più che mai, snodo drammatico di tensioni geopolitiche e speranze di pace.
Michal Rosenberger lì è nata, da lì è partita, lì ritorna. Le è forse necessario, vitale rinnovare un dialogo di appartenenza a quella città “di pietre bianche e di rose rosse” come canta la canzone.
Scultura la sua? Forse. Certo la polvere della terra, sapientemente plasmata ha dato vita a figure che qualcosa dell’uomo evocano. Hanno tratti ancestrali, fetali, orientali: sono figure archrtipiche c’è un errore di un’infanzia dell’umanità. Sono tese in un anelito, sono rivolte verso un orizzonte possibile.
Sono figure inumane, senza sesso e senza arti, macroformi o inerti; sono raccolte “In preghiera”, si dispongono verso “La grande ricerca” percorrendo un cammino di “Ciotoli” anchessi animati, sfiorando, attivandoli, preziosi contenitori custodi di antichi mantra.
Sono forme di terracotta che evocano sapienze antiche poiché da sempre l’argilla si è prestata alla manipolazione, alla cottura, all’uso. I momenti del processo esecutivo sono rimasti sostanzialmente immutati, dai metodi primitivi fino alle tecniche più moderne ed elaborate. Rosenberger incontra ed elabora questa materia nel nostro paese dove si è stabilita e formata distinguendosi nell’eccellenza del risultato. Alla Fornace Curti, in quell’antica fabbrica di cotto lombardo (dal 1400 produce quel rosso mattone che ci è tanto caro alla vista, che melanconico ci appare e resiste al disfacimento, in quelle splendide architetture, le cascine, sparse e abbandonate nella ipercoltivata pianura padana) Michal trova la possibilità di esprimersi in grande.
“Anime” è il titolo che ha voluto dare a questa sua prima mostra alla galleria d’arte contemporanea Studio F22.
I Cori dell’Anima è l’installazione con cui ha vinto nel 2006 il primo premio della VI edizione del Premio Nazionale di Pittura e Scultura Città di Novara.
Titolo ed opera sono ancora una volta estremamente evocativi, come a voler introdurre lo spettatore in un mondo altro, senza lasciargli scampo, obbligandolo a dialogare, ad ascoltare la propria trascurata voce dell’anima con il fievole, silente, immateriale anelito che si leva dal gruppo scultoreo. Lo “spirare” dell’anima veniva rappresentato in alcuni dipinti medievali proprio nell’attodi volare via dalla bocca. Il coro di voci che accompagna l’installazione ci fa vivere l’emozione dell’appartenenza, del non sentirci estranei, anzi ci deriva una responsabilità profonda che la Terra Madre ci ha consegnato. I nostri corpi spesso ottusi, in/animati possono rinnovarsi nello spazio dell’arte, perchè l’anima non è cosa effimera, anima è nel suo significato profondo avvicinare. A che cosa?
Ecco come Michal Rosenberger, attraverso le sue opere, e la loro disposizione nello spazio espositivo, installa, “…instaura luoghi di cui arrischia e progetta l’apertura…un porre in opera incorporante di luoghi e con questi un aprire di contrade, per un possibile abitare di uomini, per un possibile dimorare delle cose che li attorniano e li riguardano.”(Heidegger,1979).
Romualdo Inverardi, Gennaio 2010