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Alfredo Pasolino – I cori dell’anima

  • lug 23 / 2013
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Alfredo Pasolino – I cori dell’anima

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Alfredo Pasolino

Critico d’arte

Alfredo Pasolino

In occasione del “6° Premio Nazionale di pittura e scultura Città di Novara” – Sezione Scultura – Anno 2006

1° Premio

Michal Rosenberger

Titolo: “I Cori dell’Anima”

La maturità stilistica di Michal Rosenberger coincide, in questa composizione, con l’acquisizione totale del sentimento interiore. La componente del gesto espressivo plastico e quella immaginaria ed onirica, tendono, nella modellazione tridimensionale, a rappresentare il mondo non visivo delle emozioni, dei sentimenti e delle sensazioni, come visione netta. Grande ricchezza, quindi, di finzione ed immaginazione, in consonanza alla ricchezza di valori della realtà da imitare, nell’opera, di rimando alla percezione visiva, e quindi, per l’espressione visiva, alla materializzazione di un’idea che scaturisce dalla stessa estrazione culturale umanistica dell’artista.

In equilibrio tra intelletto e “bello” per eccellenza, la bellezza dell’oltre interiore, nel suo concretizzarsi per volgersi altrove, nella ricerca dell’uomo interiore, e dell’anima, fluida e spontanea, di visioni interiori. L’artista tende alla visione estetica, alla conoscenza oggettiva dello spazio, ed ancor più, all’imitazione del pensiero umano moderno, filosofico, nell’assumere un atteggiamento intellettuale, critico, per prevenire ad un’autentica ispirazione.

Il valore nuovo che ciò propone, è un prodotto della visione e delle mani, ovvero, pensiero visivo con le mani. Espressione di volumi, forma umana vuota, a simulacro del pensiero mediativo, e a cassa di risonatore-diapason. Squarci di vuoto-pieno-zen, il reale rapportato all’irreale apparenza dell’oggettivo descrittivo, in modulazioni e metafore del “flauto dell’anima”, come una poesia di Tagore.

Si deduce già dall’opera e dalla scelta del tema, che lei viene da un mondo poetico, nutrito di visioni interiori, di sogni e di verità, di finzioni e di certezze. La scultura è difesa dalla sua stessa autenticità, dove cioè, l’invenzione medesima è grandezza di sé, e comunque base, di quel suo mondo per trasmettere le proprie sensazioni.

La stessa originalità è parte intrinseca delle sue stesse idee, di cadenza sicura.

Un ordine figurale e simbolico che traduce la creta e la terra, l’anelito alla crescita basando su confronto, con la plasticità dosata come può essere la tensione emotiva, in una poesia surreale, un linguaggio autonomo e completo, generato e di seduzione, anche nella funzione trasfigurata della luce.

C’è insomma, una classicità moderna nell’assoluta libertà d’invenzione, esprimente forme stilizzate ed essenziali, accorata alla ricerca dell’equilibrio e di ritmo riflettente lo spazio e l’ambiente.

Non una pura questione di materia, Rosenberger è molto attenta ai rapporti, alle proporzioni delle forme stesse, nel cogliere il pensiero che può stare dietro alle forme, perché dietro al pensiero klimtiano c’è l’anima.

La scultrice sembra che se ne compiaccia di sperimentare queste infinite virtù dell’anima liberata, in tutta la sua più veridica identità. Con gli strumenti tradizionali: energia, tensione, passionalità, potere acceso delle sensazioni, si scaricano sulla materia, con moti riferibili ad una pratica correlata ad un racconto, una vicenda interiore e un processo formativo, che si svolgono e si attuano nel contatto vivo della materia, gesto dopo gesto, restituita ad una libertà nobilitata a simbolismo, interattiva, spirituale, nel continuo scandaglio del cuore.

Qui cuore e anima risorgono e ci interrogano.

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